Il risparmio derivante dall’utilizzo della termostufa a pellet può essere davvero notevole, in accezione positiva. Prendendo come riferimento un appartamento di circa 100 metri quadrati, riscaldato con una termostufa a pellet per un anno, contando in media 180 giorni freddi e accensione per otto ore al giorno, il costo del consumo energetico potrebbe oscillare tra i 620 e i 900€ – sempre tenendo in considerazione che il costo dipende anche dal tipo di contratto e dal fornitore scelti.
Per comprendere l’entità del risparmio che deriverebbe dall’utilizzo della termostufa a pellet rispetto ad altri sistemi di riscaldamento, basterà sapere che alle stesse condizioni di cui sopra, nel caso in cui si utilizzasse il metano, il costo minimo relativo al consumo partirebbe da circa 470€ per un massimo di 960€; nel caso del gasolio si potrebbero spendere dai 730€ ai 1130€, mentre per il GPL fino ad un massimo di 1440€. Soltanto l’impiego di legna avrebbe un costo inferiore, posizionandosi a poco meno di 300€ l’anno.
È importante tenere in considerazione, però, che la stima del risparmio derivante dall’utilizzo di una stufa a pellet rispetto ad altri sistemi di riscaldamento come quelli appena elencati, deve tenere anche conto non solo della tipologia di combustibile o di fornitore scelto, ma anche dai prezzi annui che offre il mercato e delle caratteristiche specifiche della casa da riscaldare.
Termostufa a pellet senza canna fumaria
La termostufa a pellet può, peraltro, essere installata nella propria abitazione anche da chi non ha la possibilità di poter costruire una canna fumaria. In questo caso, l’aspetto fondamentale sarà ingaggiare un tecnico specializzato in grado di eseguire un lavoro il più preciso possibile. Infatti, si dovrà dare vita a un sistema di riscaldamento che prevede l’installazione di un tubo lungo 8 cm (in base alla normativa UNI n. 1086, aggiornata al 2008, la quale norma e definisce i requisiti per la progettazione, installazione e in generale il funzionamento dei sistemi di riscaldamento domestici) e di un “fungo” terminale il quale fuoriesce dal muro.
È possibile optare per un tipo di stufa dotata di uno scarico forzato, da realizzare nel rispetto delle normative sullo scarico dei fumi, in modo da non intaccare la funzionalità generale dell’impianto. Un’ipotesi, quest’ultima, molto gradita anche da chi non desidera farsi carico delle spese previste per le opere murarie.
Se, in passato gli apparecchi dotati di tale tecnologia non potevano competere con quelli tradizionali, oggi il gap si è sensibilmente affievolito. Allo stesso tempo, andrebbe, però, precisato che, quando si parla di stufa senza canna fumaria, si fa riferimento a una macchina che produce fumi e necessita, di conseguenza, a di uno scarico.
La termostufa a pellet produce fumi in grado di raggiungere temperature fino a 300°C, che vengono, solitamente, espulsi tramite tiraggio forzato, azionando un ventilatore elettrico. Se, normalmente, i fumi vengono evacuati attraverso la canna fumaria, facendogli percorrere il tragitto più breve possibile, la stufa senza canna fumaria prevede la presenza di un tubo dal diametro contenuto, di soli 8 cm, con un fungo esterno in sporgenza.
Un tipo di scarico che fino al 2012 poteva essere effettuato anche a parete, quindi realizzando un foro su di un muro perimetrale, facendo di tali apparecchi una soluzione estremamente appetibile per chi si trovava a combattere contro i vincoli per lo scarico a tetto. Con la pubblicazione della norma UNI 10683, che rende obbligatoria l’evacuazione dei fumi mediante tubazioni sovrastanti il solaio di copertura, lo scarico deve terminare a tetto con un elemento a fungo o con un comignolo in grado di facilitare il tiraggio naturale, nel malaugurato caso di un black out.